Le malattie della tiroide risultano in forte aumento e le donne sono più colpite degli uomini; questa ghiandola, per funzionare bene ha bisogno di iodio, del quale la donna ha un fabbisogno maggiore.
La tiroide controlla il metabolismo e le sue principali funzioni, come il battito cardiaco, il sistema nervoso centrale, l'accrescimento corporeo, la pressione arteriosa, il peso e la forza muscolare, ed influisce anche sugli ormoni sessuali, sul colesterolo e sull’acutezza mentale.
I sintomi dell’ipertiroidismo (aumentato funzionamento della ghiandola) sono di solito piuttosto evidenti e comprendono: tremori, palpitazioni, ipersudorazione, dimagrimento e perdita di massa magra, occhi sporgenti, insonnia, amenorrea, aumento della sete, fatica muscolare, nausea e vomito, diarrea e sindrome dell’intestino irritabile (IBS).
I sintomi dell’ipotiroidismo (ridotto funzionamento della ghiandola), invece spesso sono sfumati e quindi più difficili da identificare, tra questi i più comuni sono: senso di stanchezza e sonnolenza, sensibilità al freddo, diminuzione della temperatura basale, depressione immotivata, aumento di peso e difficoltà a perderlo, senso di gonfiore, stipsi, ma anche pelle secca e desquamata, dolori articolari e crampi, acufeni, acne, infezioni ricorrenti (candida, cistiti), calo della libido, ipercolesterolemia, occhi rossi, pelle arancione, macroglossia, irregolarità del mestruo, osteopenia, calo della memoria e difficoltà di concentrazione.
Molto spesso i sintomi sono presenti malgrado i classici esami di funzionalità tiroidea (TSH, T4, T3) risultino nella norma e non ci siano alterazioni del tessuto ghiandolare tiroideo; la causa è la mancata trasformazione dell’ormone dalla forma inattiva (T4) a quella attiva (T3); in questi casi si trae poco giovamento anche dalle terapie a base di tiroxina.
Il malfunzionamento della tiroide può essere di tipo autoimmune, come nel caso dell’ipotirodismo di Hashimoto o nell’ipertiroidismo di Graves; queste patologie, come tutte le malattie autoimmuni, sono fortemente connesse all’intestino e manifestano anche sintomi di carattere gastrointestinale, come disfagia, costipazione, reflusso e digestione rallentata.
Una dieta sbagliata peggiora l’infiammazione intestinale con squilibrio della flora e con l’aggravamento di sintomi come la depressione immunitaria, le allergie, la ritenzione idrica, la stanchezza cronica, il “foggy brain” e l’ipercolesterolemia.
L’alimentazione funzionale per la cura della tiroide è la dieta che contiene indicazioni precise e specifiche per ipertiroidismo o per ipotiroidismo e quasi sempre coincide, almeno inizialmente, con un protocollo adatto anche ad altre patologie autoimmuni come psoriasi, morbo di Chron e dermatite.
È basato sull’esclusione di una serie di alimenti, soprattutto di quelli che contengono glutine e caseine, ma anche di legumi, melanzane, pomodori, patate, spezie, frutta secca, alcoolici e caffè, the, cioccolato e tutti gli zuccheri semplici. Alcuni di questi alimenti potranno essere reintrodotti successivamente, in seguito a prove che ne testino la tolleranza individuale. Inoltre, il protocollo prevede l’assunzione di alimenti utili per riequilibrare la flora intestinale ed il metabolismo alterato come i grassi, quali l’olio extravergine di oliva, il burro chiarificato e l’olio evo di cocco, come il tuorlo delle uova, il sale marino integrale, il pesce pescato e la carne “intera” di animali allevati all’aperto e al pascolo (allevamenti non intensivi), secondo le indicazioni della Paleodieta.
Anche l’attività fisica delle persone con problemi di tiroide non può essere improvvisata, ma deve essere pianificata in rapporto alla patologia, mirata alla regolazione del metabolismo e modulata qualitativamente e quantitativamente, con adeguati tempi di recupero, al fine di evitare stressanti sovraffaticamenti del tutto improduttivi anche per il calo ponderale.
Molte malattie di cui soffre la società occidentale possono essere evitate seguendo una corretta alimentazione: questo non significa rinunciare ai piaceri della buona tavola, perché mangiare deve anche essere un motivo di piacere, però è importante mangiare nel modo giusto, seguire cioè un'alimentazione energeticamente adeguata e completa di tutti i nutrienti necessari alla salute.
Per stimolare e sostenere le motivazioni di ogni mio paziente considero insostituibile il rapporto interpersonale, non solo per educare a comportamenti alimentari corretti, ma per renderli soprattutto duraturi.
Il nuovo stile di vita e le nuove abitudini alimentari non devono essere mai imposti e percepiti come una forzatura esterna o addirittura come una punizione, ma devono essere profondamente condivisi dalla persona, solo così sarà possibile mantenerli nel tempo e restare in forma per sempre.