La sindrome del colon irritabile (IBS) di cui soffre quasi il 20% della popolazione adulta è un disturbo caratterizzato da sintomi cronici o ricorrenti come gonfiore, crampi e dolori addominali, nausea, diarrea o stitichezza, meteorismo e flautolenza.
La IBS non provoca danni all’intestino ma causa disagio e stress, fino a diventare in alcuni casi invalidante e non permettere di svolgere una normale vita sociale, di fare viaggi anche brevi e addirittura di lavorare.
Colpisce maggiormente le donne fra i 40 e i 50 anni con un ritmo di vita stressante e un forte carico di responsabilità. Le donne possono manifestare anche un peggioramento dei sintomi durante il ciclo mestruale.
Spesso i farmaci non aiutano in questa situazione e molti soggetti, riscontrando un'associazione tra assunzione di un certo alimento ed i loro disturbi, ricorrono a test delle intolleranze alimentari di “dubbia” validità e sulla base dei risultati adottano regimi alimentari di esclusione che possono creare carenze nutrizionali senza risolvere la sintomatologia.
Fortunatamente da alcuni anni un gruppo di ricercatori australiani ha studiato e validato un protocollo scientifico per questi disturbi: la dieta a basso contenuto di FODMAPs.
FODMAP è un acronimo che significa Oligo e Monosaccaridi fermentabili e Polioli: si tratta di carboidrati a corta catena come lattosio, fruttosio, fruttani, galattani e poilalcoli (come il sorbitolo o lo xilitolo).
Questi carboidrati sono contenuti in molti alimenti, come per esempio nel latte e nei latticini, nel grano ma anche nell’orzo, nei legumi, in alcuni tipi di frutta come le mele e le prugne, in alcune verdure come il cavolo, ma anche nell’aglio, nelle cipolle e persino nel miele.
Vengono assorbiti poco nel piccolo intestino e fermentati dai batteri intestinali nell’ileo e nel colon prossimale.
I sintomi sono dovuti alla distensione dell’intestino, causata da un elevato volume di liquidi trattenuti per il processo di osmosi, e da un aumento dei gas prodotti.
Si verificano così i disturbi caratteristici della sindrome da colon irritabile, cioè il dolore addominale, il meteorismo, la distensione addominale e la diarrea alternata alla stipsi per l’alterata motilità intestinale.
Una dieta che limita questi cibi riduce nettamente i sintomi, come dimostrano i numerosi studi pubblicati.
Il protocollo dietetico specifico ha una durata di 6-8 settimane.
Nella prima fase si eliminano i cibi ricchi di FODMAP (fase di eliminazione totale) che poi gradualmente si reintroducono nella seconda fase (challenge test).
L’obiettivo è quello di individuare quali cibi e in che quantità possono essere accettati dall’intestino irritabile senza scatenare nuovamente i sintomi.
Poiché si tratta di un protocollo lungo e piuttosto restrittivo è necessario il supporto di un dietologo o di un nutrizionista o dietista, soprattutto durante la fase di eliminazione e quella di reintroduzione degli alimenti.
Molte malattie di cui soffre la società occidentale possono essere evitate seguendo una corretta alimentazione: questo non significa rinunciare ai piaceri della buona tavola, perché mangiare deve anche essere un motivo di piacere, però è importante mangiare nel modo giusto, seguire cioè un'alimentazione energeticamente adeguata e completa di tutti i nutrienti necessari alla salute.
Per stimolare e sostenere le motivazioni di ogni mio paziente considero insostituibile il rapporto interpersonale, non solo per educare a comportamenti alimentari corretti, ma per renderli soprattutto duraturi.
Il nuovo stile di vita e le nuove abitudini alimentari non devono essere mai imposti e percepiti come una forzatura esterna o addirittura come una punizione, ma devono essere profondamente condivisi dalla persona, solo così sarà possibile mantenerli nel tempo e restare in forma per sempre.