Biologo Nutrizionista - Specialista in Chimica e Tecnologia Alimentari

Fibromialgia

La Fibromialgia  è una malattia cronica che provoca dolore  diffuso  nei muscoli nei legamenti e nei tendini. La fibromialgia non è una malattia mortale non causa deformità e raramente peggiora con il  trascorrere del tempo. Colpisce il 5% della popolazione mondiale; in Italia circa 2 milioni di persone, maggiormente  donne (90%) soprattutto fra i 40 e i 60 anni, però può comparire a qualunque età.
La Fibromialgia è stata riconosciuta ufficialmente come malattia solo dal 1992 ed attualmente è classificata come una patologia reumatica di origine sconosciuta e per la quale non esiste nessun trattamento medico efficace.

Viene definita anche “sindrome fibromialgica ” poiché esistono diversi segni e sintomi clinici che sono contemporaneamente presenti  come: 

• disturbi del sonno (sonno leggero e frequenti risvegli)
• mal di testa
• sensazione di stanchezza (astenia)
• rigidità mattutina (specie al collo e alle spalle)
• colon irritabile (stipsi e/o diarrea)
• parestesie (formicolii)
• bruciore a urinare
• sensazione di gonfiore alle mani
• dolori al torace
• perdita di memoria
• difficoltà di concentrazione
• depressione e/o ansia

La causa della fibromialgia è ancora sconosciuta, ma si pensa che sia provocata da vari fattori.

Tra le possibili cause hanno un ruolo fondamentale lo stress ossidativo, l’infiammazione e la difficoltà dell’organismo di ricavare energia dai mitocondri delle cellule, che quindi funzionano in modo ridotto. Inoltre si è riscontrato che in molti paziente fibromialgici la flora intestinale (disbiosi) risulta alterata, presenta crescita smisurata di batteri e funghi. In età fertile, è frequente la candidosi intestinale da Candida Albicans con sintomi come insonnia, gonfiore, meteorismo, esofagite, reflusso e gastrite.
La donna è più sensibile perchè la Candida possiede recettori per gli estrogeni, fattori di rischio sono la gravidanza e la terapia estroprogestica (pillola). La Candida esercita anche un effetto neurotossico sui nervi sensitivi; altera così la percezione del dolore causando la sensibilità esasperata che caratterizza la Fibromialgia.

L’esordio della fibromialgia è in genere subdolo, ma spesso si verifica dopo un evento stressante come una malattia, un lutto familiare, un trauma fisico o psichico che portano a dolore generalizzato, affaticamento e alterazioni del sonno tipici della fibromialgia; però esistono anche molti pazienti che non sono in grado di identificare alcun singolo evento che abbia determinato l’insorgenza dei sintomi. Molti studi hanno valutato una predisposizione genetica con alterazioni di neurotrasmettitori (sostanze che favoriscono la comunicazione tra le cellule del sistema nervoso) come serotonina e dopamina coinvolte nella percezione del dolore.
In effetti la fibromialgia sembra dipendere da una ridotta soglia di sopportazione del dolore dovuta ad un’alterazione della percezione a livello del sistema nervoso centrale. Questa situazione di sofferenza costante causa anche importanti limitazioni nelle normali attività quotidiane e lavorative nonché ripercussioni sul piano sociale ed affettivo.
Inoltre esistono vari fattori esterni che possono  peggiorare i sintomi della fibromialgia come lo stress psicologico (eventi stressanti – traumi – lutti), lo  stress fisico (affaticamento per lavoro) la carenza di sonno, il rumore, il freddo, l’umidità, i cambiamenti meteorologici, il periodo pre-mestruale e mestruale.
Purtroppo la fibromialgia non è diagnosticabile mediante nessun test di laboratorio o esame strumentale, che possono solo escludere la presenza di altre patologie con sintomi simili come l'artrite reumatoidela tiroide, la sindrome del colon irritabile e la colite.
Spesso perciò i pazienti affetti da fibromialgia si sottopongono a molti esami e sono costretti a rivolgersi a diversi specialisti peregrinando alla ricerca di una risposta sulla causa dei loro disturbi che spesso, dato che obiettivamente non hanno nulla e gli esami di laboratorio risultano nella norma, si conclude con una diagnosi di malattia inesistente o addirittura immaginaria; infatti anche parenti, amici e spesso il medico di famiglia arrivano a dubitare dell’esistenza di tali disturbi, aumentando l’isolamento, i sensi di colpa e la rabbia nei pazienti fibromialgici. Tutto questo comporta un senso di frustrazione e di paura che può aumentare la percezione del dolore. Fortunatamente negli ultimi 10 anni, la fibromialgia è stata oggetto di numerosi studi che ne hanno stabilito anche le linee guida per la diagnosi. E’ stato infatti dimostrato che certi sintomi, come il dolore muscoloscheletrico diffuso, e la presenza di specifiche aree algogene alla digitopressione (tender points) localizzate nei muscoli, tendini e articolazioni, sono presenti solo nei pazienti affetti da sindrome fibromialgica e non generalmente nelle persone sane o in pazienti affetti da altre patologie reumatiche.

La cura per la fibromialgia utilizza farmaci ma anche trattamenti riabilitativi per migliorare il tono muscolare e ridurre la percezione del dolore: efficaci anche gli esercizi di stiramento (stretching) e l’attività aerobica a basso impatto come camminare, andare in bicicletta e nuotare. Possono avere effetti positivi anche terapie cosiddette non convenzionali quali il biofeed-back, l’agopuntura, la ginnastica dolce e lo yoga.

 

Alimentazione

Poiché si tratta di una patologia a carattere infiammatorio sicuramente una dieta sbagliata che peggiora l’infiammazione intestinale con squilibrio della flora causa l’aggravamento dei sintomi presenti e/o l’insorgenza di nuovi causando complicazioni come l’ansia, la depressione e l’insonnia.
Adottare invece un’alimentazione funzionale può portare ad un’attenuazione dei sintomi e a migliorare la qualità di vita del paziente fibromialgico. E’ consigliabile quindi, per fronteggiare i molteplici disturbi della fibromialgia, seguire una  dieta con un protocollo specifico basato sull’esclusione di una serie di alimenti che hanno un’azione potenzialmente infiammatoria come quelli che contengono glutine e caseine, ma anche solanine e lectine come i legumi, i pomodori , le melanzane i peperoni, le patate,  gli alcoolici e tutti gli zuccheri semplici.

Un’alimentazione ricca di zuccheri determina un aumento dello sviluppo della Candida. Una dieta chetogenica che esclude il glucosio invece ne ostacola la crescita e contrasta la condizione di disbiosi, favorendo la crescita di una flora intestinale vantaggiosa.
Inoltre i corpi chetonici che vengono prodotti nel corso della dieta, come l’acetone e l’idrossibutirrato, hanno un’azione antiossidante e antinfiammatoria poichè riducono le citochinine (sostanze preinfiammatorie) e migliorano la produzione di energia della cellula. Il protocollo di dieta keto per la fibromialgia prevede un ciclo di 30 giorni con i carboidrati al di sotto dei 30 gr al giorno; con proteine e aminoacidi in quantità proporzionale al peso corporeo, e con i grassi così modulati: 1/3 devono essere grassi MCT che distruggono la parete cellulare della candida, come l’acido caprilico contenuto nell’olio di cocco; i 2/3 dei grassi devono essere costituiti da olio extravergine di oliva; evitare olii di semi. Escludere i lieviti. Completa il protocollo la supplementazione con collagene, vitamine A ,B ,C ,D, E e coenzima Q10.
Raccomandato l’utilizzo di spezie come chiodi di garofano, curcuma, zenzero e cannella e di erbe aromatiche come l’origano e il timo, carni di animali allevati al pascolo (allevamenti non intensivi) e di pesci di piccola taglia pescati in mare.
Sarà possibile così ottenere il miglioramento dei sintomi intestinali, della stanchezza fisica e mentale e una riduzione dei dolori articolari e muscolari.

Corretta Alimentazione

​Molte malattie di cui soffre la società occidentale possono essere evitate seguendo una corretta alimentazione: questo non significa rinunciare ai piaceri della buona tavola, perché mangiare deve anche essere un motivo di piacere, però è importante mangiare nel modo giusto, seguire cioè un'alimentazione energeticamente adeguata e completa di tutti i nutrienti necessari alla salute.

Motivazioni al cambiamento

Per stimolare e sostenere le motivazioni di ogni mio paziente considero insostituibile il rapporto interpersonale, non solo per educare a comportamenti alimentari corretti, ma per renderli soprattutto duraturi.
Il nuovo stile di vita e le nuove abitudini alimentari non devono essere mai imposti e percepiti come una forzatura esterna o addirittura come una punizione, ma devono essere profondamente condivisi dalla persona, solo così sarà possibile mantenerli nel tempo e restare in forma per sempre.