La Fibromialgia è una malattia cronica che provoca dolore diffuso nei muscoli nei legamenti e nei tendini. La fibromialgia non è una malattia mortale non causa deformità e raramente peggiora con il trascorrere del tempo. Viene definita anche “sindrome fibromialgica ” poiché esistono diversi segni e sintomi clinici che sono contemporaneamente presenti come:
• disturbi del sonno (sonno leggero e frequenti risvegli)
• mal di testa
• sensazione di stanchezza (astenia)
• rigidità mattutina (specie al collo e alle spalle)
• colon irritabile (stipsi e/o diarrea)
• parestesie (formicolii)
• bruciore a urinare
• sensazione di gonfiore alle mani
• dolori al torace
• perdita di memoria
• difficoltà di concentrazione
• depressione e/o ansia
La fibromialgia, che fino a qualche hanno fa non era nemmeno conosciuta, oggi colpisce circa 2 milioni di Italiani, maggiormente donne ( 90%) soprattutto fra i 40 e i 60 anni, però può comparire a qualunque età.
La causa della fibromialgia è ancora sconosciuta, ma si pensa che sia provocata da vari fattori . L’esordio della fibromialgia è in genere subdolo, ma spesso si verifica dopo un evento stressante come una malattia, un lutto familiare, un trauma fisico o psichico che portano a dolore generalizzato, affaticamento e alterazioni del sonno tipici della fibromialgia; però esistono anche molti pazienti che non sono in grado di identificare alcun singolo evento che abbia determinato l’insorgenza dei sintomi. Molti studi hanno valutato una predisposizione genetica con alterazioni di neurotrasmettitori (sostanze che favoriscono la comunicazione tra le cellule del sistema nervoso) come serotonina e dopamina coinvolte nella percezione del dolore. In effetti la fibromialgia sembra dipendere da una ridotta soglia di sopportazione del dolore dovuta ad un’ alterazione della percezione a livello del sistema nervoso centrale. Questa situazione di sofferenza costante causa anche importanti limitazioni nelle normali attività quotidiane e lavorative nonché ripercussioni sul piano sociale ed affettivo.
Inoltre esistono vari fattori esterni che possono peggiorare i sintomi della fibromialgia come lo
stress psicologico (eventi stressanti – traumi – lutti), lo stress fisico (affaticamento per lavoro)
la carenza di sonno, il rumore, il freddo, l’ umidità, i cambiamenti meteorologici, il periodo pre-mestruale e mestruale.
Purtroppo la fibromialgia non è diagnosticabile mediante nessun test di laboratorio o esame strumentale , che possono solo escludere la presenza di altre patologie con sintomi simili come l'artrite reumatoide, la tiroidite, la sindrome del colon irritabile e la colite. Spesso perciò i pazienti affetti da fibromialgia si sottopongono a molti esami e sono costretti a rivolgersi a diversi specialisti peregrinando alla ricerca di una risposta sulla causa dei loro disturbi che spesso, dato che obiettivamente non hanno nulla e gli esami di laboratorio risultano nella norma, si conclude con una diagnosi di malattia inesistente o addirittura immaginaria; infatti anche parenti, amici e spesso il medico di famiglia arrivano a dubitare dell’esistenza di tali disturbi, aumentando l’isolamento, i sensi di colpa e la rabbia nei pazienti fibromialgici. Tutto questo comporta un senso frustrazione e di paura che può aumentare la percezione del dolore. Fortunatamente negli ultimi 10 anni, la fibromialgia è stata oggetto di numerosi studi che ne hanno stabilito anche le linee guida per la diagnosi. E’ stato infatti dimostrato che certi sintomi, come il dolore muscoloscheletrico diffuso, e la presenza di specifiche aree algogene alla digitopressione (tender points) localizzate nei muscoli, tendini e articolazioni, sono presenti solo nei pazienti affetti da sindrome fibromialgica e non generalmente nelle persone sane o in pazienti affetti da altre patologie reumatiche.
La cura per la fibromialgia utilizza farmaci ma anche trattamenti riabilitativi per migliorare il tono muscolare e ridurre la percezione del dolore: efficaci anche gli esercizi di stiramento (stretching) e l’ attività aerobica a basso impatto come camminare, andare in bicicletta e nuotare. Possono avere effetti positivi anche terapie cosiddette non convenzionali quali il biofeed-back, l’agopuntura, la ginnastica dolce e lo yoga.
Alimentazione
Poiché si tratta di una patologia a carattere infiammatorio sicuramente una dieta sbagliata che peggiora l’infiammazione intestinale con squilibrio della flora causa l’aggravamento dei sintomi presenti e/o l’insorgenza di nuovi causando complicazioni come l’ansia, la depressione e l’insonnia.
Adottare invece un’alimentazione funzionale può portare ad un’ attenuazione dei sintomi e a migliorare la qualità di vita del paziente fibromialgico. E’ consigliabile quindi, per fronteggiare i molteplici disturbi della fibromialgia, seguire una dieta con un protocollo specifico basato sull’esclusione di una serie di alimenti che hanno un’ azione potenzialmente infiammatoria come quelli che contengono glutine e caseine, ma anche solanine e lectine come i legumi, i pomodori , le melanzane i peperoni, le patate, gli alcoolici e tutti gli zuccheri semplici. Alcuni di questi alimenti potranno essere reintrodotti successivamente, in seguito a prove che ne testino la tolleranza individuale. Inoltre, il protocollo prevede l’assunzione di alimenti utili a carattere antinfiammatorio come alcuni i grassi, quali l’olio extravergine di oliva e l’olio di cocco, l’utilizzo di frutti di bosco ricchi di antiossidanti, di erbe aromatiche come timo alloro e origano, di spezie come curcuma, zenzero e cannella, di carni di animali allevati al pascolo (allevamenti non intensivi), e di pesci di piccola taglia pescati in mare.